Il post ideologico

Ovviamente il titolo non allude a che questo sia un post ideologico. Nel senso che post sta a ideologico non come nome, ma come prefisso. E dunque vorrei trattare in questa sede dedicata alla sindrome nimby il tema del post-ideologismo come categoria dello spirito. Anche meno.
Post ideologico è tutto ciò che è oltre, one-step-beyond l’ideologia.
Quanto sia lungo questo passo, è duro da dirsi. Che sia una voragine o uno spiraglio, ciò che separa il tipo post ideologico da quello ideologico in senso stretto è essenzialmente uno spazio, al limite un trattino. E già questa scelta ci dice molto. Il tipo post-ideologico è un tipo post-tutto. Moderno. Arrembante. Rottamatore. È colui che dell’ideologia si serve come categoria anti. A differenza degli altri postismi, qui non si supera soltanto, magari mettendo una freccia. Si svernicia. Il post rock, certo, era (è?) cosa ben diversa dal rock, di questo si serviva come di un tappeto, da spolverare, magari, o da mettere in soffitta, ma, pensandoci bene, mai da buttare irrispettosamente. Il post punk non è mai esistito. E il post ideologico, sbandierato ogni giorno sui quotidiani? È farsi beffe dei parrucconi? È essere ciò che si è, sempre e comunque? O lo sa solo chi non lo è veramente, e forse come il post punk, anche le ideologie non sono mai esistite. Sono solo schemi, categorie utili a storicizzare concetti inesprimibili a posteriori, che però poi quando li vivi mica sono così netti i confini, siano essi spazi, trattini, voragini o spiragli.
E poi ci chiedono che ce ne facciamo delle etichette. Sono Post-it rosa sulle parole “e tu?”